Cabras: I Giganti Di Mont’e Prama

E noi saremo le tue sentinelle, proteggeremo Te, sino all’infinito. Non avrai paura dell’ignoto, saremo sempre con Te, sempre vigili e svegli. Come in vita un esercito ha tutelato la Tua degna persona, ora in morte ci siamo noi, a vegliare il Tuo sonno eterno. Tu riposa, noi non dormiremo mai come dei valorosi e fedeli guerrieri

Era una giornata di marzo del 1974, quando a Cabras, in una località chiamata appunto “Mont’e Prama” (piccola “collina” di appena pochi metri di altezza, dove regna una specie di palma nana, ecco perché il nome del territorio), due agricoltori, Sisinnio Poddi e Battista Melis, mentre preparavano il terreno per la semina, scorsero qualcosa. Fermato l’aratro, si avvicinarono per capire di che si trattasse, riconoscendo una testa in pietra. A questo punto si precipitarono in città per comunicare il tutto alle autorità competenti. Fu una eccezionale scoperta. Iniziò la campagna di scavi che durò dal 1975 sino al 1979. Furono ritrovati 5.178 frammenti, compresi 27 busti, 15 teste, 176 pezzi di braccia, 143 parti di gambe, 784 frantumi di scudi. Trattasi di 30 statue, tra arcieri e pugilatori, di un’altezza che va dai 2 ai 2,60 metri circa, scolpite in arenaria gessosa, lunghezza dei piedi: 52 centimetri; insomma, i Kolossoi (come Lilliu li definiva) risalgono ad un periodo che oscilla tra il 1000 a.C. ed il 1200 a.C. o forse, persino, ad un periodo ancora più antico.

La scoperta era rivoluzionaria e sconvolgente, forse la storia stava restituendo al mondo una verità inaspettata. I reperti furono, però, rinchiusi e depositati nelle cantine buie ed umide del Museo di Cagliari. Questo per ben 32 anni. Il perché non lo sappiamo, possiamo solo immaginarlo. La scoperta sconvolgeva la storia, e la storia non si ribalta così d’emblée, perchè significherebbe andare contro le tesi, fino ad allora ritenute inconfutabilmente valide dall’archeologia accademica. Dopo diverse insistenze ed i dovuti interventi di riattamento, eseguiti presso il Centro di Restauro dei Beni Culturali di Li Punti (Sassari), finalmente i Giganti fanno bella mostra di sé, in parte nel Museo di Cabras, a loro dedicato, ed in parte nel Museo Archeologico Nazionale di Cagliari.

Ma perché questi Giganti hanno spaventato gli studiosi?

Si narra che il giorno della scoperta il cielo fosse limpido ma, a mano a mano che riaffioravano i reperti, il cielo si rabbuiò, scatenando una spaventosa tempesta. Ma non credo che la paura sia legata alle maledizione degli antichi (di moda intorno al 1800 presso gli scavi delle tombe egizie), bensì al fatto che colossi di quel tipo, sono rari nel Mediterraneo … anzi, per le loro caratteristiche, sono unici, e non solo per la loro datazione. Un esercito che doveva vigilare o controllare cosa? Questo è ancora tutto da scoprire. Le campagne di scavo si sono riaperte nel 2014. Rimane una scoperta stravolgente e sensazionale: dei Giganti con le trecce, con gli occhi cerchiati che vigilavano chi, un re? Un eroe? Un popolo? O servivano per spaventare dei nemici da lontano! Perché quegli occhi? Io posso ipotizzare che se fossero stati realmente dei guardiani di un sepolcro potrebbero essere serviti per dare l’impressione dello stare svegli, vigili ed attenti. C’è ancora tanto da scavare e da studiare. La verità, prima o poi verrà a galla; essa scaturirà, nonostante la lunga prigionia forzata nei sotterranei del Museo di Cagliari, protrattasi per lunghi 32 anni dopo il ritrovamento.

Concludo citando una frase di origine ignota che spiega bene cosa intendo “Ogni reperto archeologico ritrovato smentisce le bugie che ci hanno indotti a credere come vere per anni.”

Per approfondire:

Non solo “Giganti”, ovvero perché Mont’e Prama è così importante per l’archeologia sarda

La pietra delle statue di Monte Prama: gli antichi scultori erano anche “conservatori”

I Giganti di Mont'e Prama e il toponimo Sinis

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