Ozieri: Grotte di San Michele “La Culla di una delle Prime Civiltà Sarde”

Non fu una grande idea quella che, nei primi anni 50, portò alla distruzione della prima e più ampia sala della “Grotta di San Michele“, per la realizzazione di un campo sportivo. Eppure non è successo in un periodo in cui non si aveva la coscienza archeologica, anzi … ma il fatto di poter avere un nuovo campo sportivo superò qualsiasi “credo” conservativo sino ad allora esistente nell’animo degli ozieresi, e purtroppo non fu l’unico caso. Si sono fatti immortalare, maestranze prelati e quant’altri, prima della demolizione d’una parte della storia cittadina.

Ignari sorridono, non sapendo di essere, poi, passati alla storia come colpevoli “indiretti” di uno scempio. Conosciute da sempre, nell’800 vi furono recuperati i primi reperti storici; ma solo nel 1914 raggiunsero la dovuta notorietà, quando vennero scavate, indagate e studiate dall’insigne archeologo “Antonio Taramelli (Udine, 14 novembre 1868 – Roma, 7 maggio 1939). Un tempo, vicino alle grotte, era presente un santuario dedicato a S. Michele; questo sino al XVIII secolo. In seguito anch’esso è andato distrutto. Si dice che l’ingresso originario della spelonca era posto leggermente in alto rispetto all’attuale ingresso ed anche che alcuni menhir erano presenti davanti all’entrata (ora spariti). Le Grotte non sono dotate di una eccezionale bellezza, ma il loro fascino raggiunse la fama mondiale, soprattutto grazie ai favolosi reperti custoditi per millenni al suo interno. Di origine carsica, sono lunghe 80 metri, formate da stretti cunicoli alternati ad ampie sale. Stalagmiti e stalatiti popolavano la caverna. Certo, popolavano, poichè avere un souvenir della grotta in casa ha fatto gola a molti. Infatti ora rimangono, ahimè, molti monconi che testimoniano diversi atti di vandalismo che il monumento naturale dovette subire per secoli.

Parrebbe che la Grotta di San Michele si estenda a tal punto da collegarsi con un’altra grotta ozierese, quella del “Carmelo“. Nel periodo dell’ultima guerra fu usata come rifugio bellico, e ciò, purtroppo, comportò la realizzazione di diverse modifiche, per rendere più agevole un ingresso laterale ed il soggiorno, al suo interno, durante il coprifuoco aereo, della popolazione che abitava nella zona. Il grande fiore all’occhiello è rappresentato dall’aver dato i natali alla “Cultura di San Michele”, ora nota col nome di “Cultura di Ozieri“. I reperti più antichi ritrovati risalgono al Neolitico Recente, (dal 4000 al 3200 a.C.) partendo dal periodo finale della Cultura di San Ciriaco. La Cultura di Ozieri è importante perchè abbraccia tutta l’isola ed è la prima volta che si può parlare di una vera Civiltà presente in ogni parte della Sardegna. Era il periodo in cui l’uomo viveva in capanne (bassi muri messi in circolo o in costruzioni rettangolari ricoperte di frasche) come ci ricordano, tutt’oggi, i nostri “pinnetos“. Si viveva di caccia, e di agricoltura; iniziavano i primi scambi commerciali e le prime suddivisioni dei ruoli all’interno delle popolazioni. La ceramica è la più elaborata ritrovata sino ad ora.

Neppure le successive culture sono riuscite a superarla, ma nemmeno ad eguagliarla. É questo il periodo del culto dei “Menhir“, dei “Dolmen“, del “Dio Toro” e della “Dea Madre” … ed è sempre in questo periodo storico che fioriscono le “Domus de Janas“, le “Tombe a Circolo” e le “Allèes Couvertes“. Insomma si ha un vero e proprio progresso nello stile di vita. Tutto questo florido periodo e, se mi permettete, aggiungo di “modernità”, viene sottolineato nella ceramica. In essa troviamo le supellettili ed i primi utensili da cucina. La ceramica è finemente elaborata con uno stile decisamente raffinato dovuto ad una grande abilità e ad un grande gusto estetico. In essa troviamo tazze carenate, vasi a pisside e a tripode, vasi a cestello incisi e spesso colorati com’era in uso nella moda dell’egeo. Pasta bianca o rosso ocra dove venivano incisi i simboli che caratterizzano questo periodo, come le spirali e le corna taurine.

Un esempio per tutti è la splendida pisside di Ozieri (*), dove troviamo, tra l’altro, incisa nel fondo, una stella a sei punte. Punte di frecce, utensili e tanto altro materiale è stato ritrovato all’interno delle Grotte, che forse venivano usate, nell’ultimo periodo, come una vera e propria sepoltura, come testimoniato dai numerosi reperti umani ritrovati all’interno, soprattutto nella parte più distante dall’ingresso. Non manca la presenza di reperti di animali preistorici come il famoso “Prolagus Sardus“. Possiamo affermare, con certezza, che la nascita del centro abitato di Ozieri risale a non meno di 6.000 anni fa, questo grazie alla presenza umana non solo nelle grotte di San Michele, ma nelle diverse altre grotte che attraversano la città in più punti. Non mi rimane che invitarvi a visitare questa caverna, un tempo frequentata da abili uomini i quali, grazie alla loro straordinaria manualità e maestria, sono riusciti a creare manufatti che hanno reso Ozieri famosa in tutti il mondo.

Vi auguro di trovare una guida come quella che abbiamo trovato noi; la simpatica Maria Francesca che, con la sua allegria e preparazione ci ha accompagnati in un percorso preistorico lungo 6.000 anni e forse anche più …

*) Pisside di Ozieri, conservata presso il Museo Archeologico Nazionale G. A. Sanna di Sassari

All Rights Reserved © 2018 – Testo Piera Farina Sechi

All Rights Reserved © 2018 – Foto Bruno Sini (salvo dove indicato diversamente)

La foto B – Cartolina illustrata “Saluti da Ozieri” fa parte della © collezione Luisa Deiana 

Le Foto Storiche A e C riguardanti l’ingresso al Primo Ambiente della Grotta (ora distrutto) ed il Campo Sportivo appena inaugurato sono tratte dal libro di G.F. Saturno © “Saluti da Ozieri” (Il Torchietto Editore) 

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