Sassari: La Leggenda di Monte Furru (gli Spiriti Danzanti)

Era già quasi buio; Nigoleddu stava terminando di raccogliere i frutti del suo piccolissimo orto. Sistemò alcune casse nel suo calesse e diede una stretta alla sella di Baroreddu, il suo asinello, al quale era legato da una innata affezione; chiuse s’aidu con un pezzo di filu ‘e ferru ed intraprese la strada del rientro. Era felice, quella sera, ma stanco. Il suo piccolo orto gli aveva regalato più di quanto potesse immaginare. A casa lo aspettava Peppa, sua moglie, ed i suoi due figli. L’orto era situato in una delle più belle vallate della periferia di Sassari: Logulentu. Zona, quella, dove molti benestanti avevano delle residenze estive. Colori e profumi di una rigogliosa e generosa natura rendevano la vallata quasi un’imitazione dell’Eden.

Nigoleddu lo sapeva bene e, nel lento incedere del suo vecchio amico quadrupede, pensava a quanto era bella quella vallata, seppur le tenebre di quella buia sera, stavano per impossessarsene. Da Logulentu a Sassari la strada è breve; superato il rio Gabaru, la stradina si inerpicava sino a raggiungere la parte alta di Badimanna per poi proseguire per via Rosello. Ogni giorno lo stesso percorso. Peppa era colei che, all’angolo della strada davanti alla chiesa della Santissima Trinità, con un piccolo banchetto, vendeva i frutti del suo orto. Per i due coniugi era tanto; i pochi francos e soddos guadagnati erano sufficienti per mandare avanti la famiglia. Il loro più grande obiettivo era quello di poter far frequentare la scuola ai figli, grazie a questi piccoli guadagni.

Il percorso in salita di Nigoleddu, quella sera, era diventato pesante. Una forte sonnolenza rendeva il tutto faticoso. La stanchezza era tanta. Ad un certo momento, però, mentre si trovava nei pressi della villa dei Dequesada, una musica lo attirò in maniera quasi ipnotica. Fermò Baroreddu, scese dal calesse e si recò dritto dritto verso la villa: non credette ai suoi occhi. Trovò una vera e propria festa. Numerose persone gli andarono incontro per invitarlo ad unirsi a loro nelle danze. Una luce accecante rendeva lo scenario quasi inverosimile. I balli continuavavo, Nigoleddu era visibilmente stanco e non avrebbe retto più di tanto. Mentre ballava notò un qualcosa di anomalo. Le persone che danzavano con lui sembravano non stancarsi mai; lui, invece era pronto per crollare a terra. Strano, pensò. Io ballo, loro ballano con me, io mi stanco sempre di più, loro, invece sembrano più grintosi che mai. Ed è in quel momento che pensò a Peppa e ai suoi figlioli che lo aspettavano a casa. Riuscì a raccogliere tutte le sue forze, le ultime, sicuramente, per cercare di scappare. Nonostante i festaioli cercassero di intrattenerlo, lui scivolò via in men che non si dica. Raggiunse Baroreddu e si avviò, di corsa, verso casa. Nel mentre, tutta la stanchezza gli era passata e fu talmente lucido da capire che stava per finire in una trappola di anime di defunti che, come spesso si racconta, ballano per attirare nuove prede, anime da portare con loro all’inferno. Giunto a casa, nel pressi della Fontana di Rosello, ripensò a ciò che gli era capitato. Raccontò tutto alla sua amata Peppa e decisero, al mattino seguente, di andare da don Remundu Sole, parroco della SS Trinità. Era l’alba di una strana mattina sassarese, quando il parroco se li trovò davanti. Don Remundu ascoltò con attenzione il racconto di Nigoleddu, mentre sgranava il rosario in maniera vorticosa, poi si alzò di scatto ed eclamò -” Oh mascì te andadda be’; sthavi pa’ intregà l’anima a lu dimòniu”-.

Andò a prendere l’acqua santa e la versò, a litri sul corpo, leggermente spaventato, di Nigoleddu. Dietro consiglio del parroco, Nigoleddu, chiamò un gruppo di amici per iniziare a creare un nuovo sentiero verso Logulentu, ben distante dalla casa dei fantasmi, a modo che, ne lui e ne altri passassero accanto alla casa stregata dei Dequesada.

Tutt’ora esite quel sentiero. È il primo che, situato sulla destra, alla fine di via Baldedda, da Monte Furru porta giù nella splendida vallata di Logulentu.

Ma chi sono i Dequesada e cosa successe in quella dimora estiva? I Dequesada, ora Quesada, sono un antica famiglia sassarese di origine spagnola. Il proprietario era un certo Cristoforo Quesada, II Marchese di San Saturnino, nato a Sassari nel 1813, morto, sempre a Sassari, nel 1893. Tra i documenti del Catasto Agrario sassarese si evince che la dimora era già presente nel 1864. La costruzione era considerata fatiscente già da diverso tempo, ma non fu solo la leggenda di Nigoleddu ad arricchire di puro terrore le proprietà che il Marchese aveva a Logulentu; tant’è vero che molti, a distanza di anni, vedono ancora numerosi fantasmi danzanti, aggirarsi la notte da quelle parti. Certe leggende rimangono impresse a fuoco vivo su alcuni siti. Non abbiamo notizie del perchè quella dimora estiva fu abbandonata. Spesso, con la morte del padrone, molte proprietà cadono in disgrazia, oppure venne abbandonata perchè considerata “realmente” stregata. Ora è pressochè un rudere, ed è un vero peccato. Rammarica assistere alla sua completa distruzione. La casa era sicuramente dipinta di rosa, tracce di intonaco di quel colore fanno ancora parlare di sè tra i rovi e i muri crollati. Ha porte e finestre spalancate, ma è pericolosissimo anche solo tentare di accedervi dato che le strutture portanti sono visibilmente compromesse e l’intera palazzina è quasi pronta ad un imminente crollo. Eppure ci riporta indietro nel tempo, quando gentiluomini e donzelle pallide la frequentavano.

La parte straordinaria di quest’angolo di Logulentu è il Berceau Neoclassico, un tempietto, che non era (secondo me) un gazebo, quanto piuttosto una fontana sormontata da 4 colonne, dove un tempo dei giochi d’acqua donavano freschezza ed allegria nelle lunghe giornate estive. Nell’insieme ricorda una campagna inglese di metà 800 con numerosi fiori e alberi da frutto, che incorniciano il tutto come uno dei più bei ricami d’epoca, rendendo così il paesaggio simile ad un quadro dell’indimenticabile Pierre-August Renoir. Rattrista e non poco il fatto che prima o poi quel bel vedere sparirà, data la precaria situazione dello stabile e del tempietto; avremo solo un mucchio di calcinacci e nulla più. La prima volta che la visitai risale almeno ad una decina di anni fa, ora è veramente malconcio. Spero che chi di dovere ricorra ai ripari, salvando ciò che gli uomini del passato ci hanno voluto tramandare. Diversi, si sono interessati, spicca tra tutti Alessandro Ponzeletti (storico d’arte) il quale, con studi approfonditi, ha ricordato ai più, non solo la leggenda di Monte Furru, ma anche i vecchi sentieri della vallata. Marchesi, conti, pastori, ortolani e fantasmi, questa è la vallata di Logulentu, una delle più belle valli di Sassari, talmente bella da ricordare un Eden. Ma attenzione, se un tempo si vedevano i fantasmi, oggi si avvistano delle streghe che, con voce stridula, si aggirano tra i foschi sentieri carichi di bruma mattutina, sgridando e spaventando gli ignari escursionisti e visitatori.

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Fonte La Nuova Sardegna – Articolo di Luca Fiori del 27-02-2012